Lavoro minorile: diciamo NO con un marchio etico

marchio etico contro lavoro minorile

All’inizio degli anni Novanta abbiamo apposto per la prima volta il marchio etico sulle nostre Borse di Carta per identificare la qualità, il pregio e il valore – anche etico – dei nostri manufatti.

Erano i primi anni Novanta quando Gio’Gatto sentì il la necessità di apporre sulle sue Shopping Bag un marchio etico contro il lavoro infantile e minorile. In quegli anni ancora in pochi, e certamente nessuno legato al settore delle Borse di Carta, aveva ancora creato un marchio apposito che dichiarasse l’impegno a non impiegare bambini e ragazzini nel ciclo di produzione e assemblamento. L’urgenza nacque dall’avvento di numerosi prodotti e materiali di importazione provenienti da Paesi in cui la realtà del lavoro infantile non è certo un mistero.

In molti circoscrivono la realtà del lavoro minorile alla rivoluzione industriale o ai paesi in via di sviluppo, ma non è così: anche se in percentuali più basse, il fenomeno è presente ovunque nel mondo. In Italia le stime dei bambini lavoratori tra i 7 e i 14 anni oscillano tra i 144.000 e i 260.000, di cui 31.500 sfruttati.

Il punto non era solo comportarsi in maniera etica, rispettando il diritto dei più piccoli alla spensieratezza della loro età e a un’educazione libera e full-time: bisognava dichiararlo, bisognava prendere posizione, assumersi l’impegno che mai si sarebbe ricorso all’impiego della manodopera infantile o minorile in modo diretto o indiretto. Se si dà una scorsa al sito dell’Organizzazione Stop Child Labour, infatti, si noterà che il primo modo per contribuire all’abbattimento di questa inaccettabile piaga sociale è proprio una dichiarazione formale, da parte delle imprese, di impegnarsi nel contrastarne la diffusione, anche e soprattutto rifiutando le collaborazioni con fornitori di dubbia correttezza. Va da sé che alla GIO’GATTO®1984 TORINO, italia non impieghiamo minorenni, tantomeno bambini, per produrre ed assemblare le nostre Borse: i nostri manufatti vengono realizzati esclusivamente da adulti qualificati e giustamente retribuiti per la loro abilità manuale. Controlliamo sempre, per quanto ci è possibile, di verificare l’onestà e la correttezza dei nostri fornitori, la stragrande maggioranza dei quali ci accompagna da tanti anni e conosciamo personalmente. Se possibile, anche quando il Packaging che ci viene richiesto è polimaterico e ci faciliterebbe l’importazione dall’estero, preferiamo investire qualche risorsa in più per acquistare materie prime e componenti prodotti in Italia, perché crediamo che sostenere l’alta qualità del Made in Italy sia un’ottima strada non solo per supportare l’economia del nostro Paese, ma anche per non incappare in fornitori spregiudicati che producono lontano dai nostri occhi con mezzi e modi che non potremmo mai verificare.

Per saperne di più sul lavoro infantile in Italia, vi suggeriamo la lettura di Game Over, lo studio condotto da Save the children e Associazione Bruno Trentin Isf Ires.

Questo è il nostro impegno come azienda. Voi che ci leggete, in qualità di Clienti potenziali od acquisiti, nostri o di altre imprese, potreste allo stesso modo fornire il vostro contributo alla causa. Come? È presto detto. Quando ricevete un preventivo particolarmente vantaggioso, chiedetevi sempre a che prezzo è stata raggiunta una quotazione così competitiva. Domandatevi sempre se il fornitore a cui vi state per affidare ha un agire etico, perché non è così raro che dietro a un prezzo accattivante si celi l’impiego di manodopera infantile o minorile, sottopagata e sfruttata, al posto di quella adulta. Le nostre Borse di Carta e le nostre scatole personalizzate possono costare qualche centesimo in più, ma vi garantiscono una fornitura tutta italiana, controllata, di alta qualità e che non sottrae bambini e ragazzi alla loro vera occupazione, quella cioè di vivere un’esistenza il più possibile serena e libera dal lavoro, ricevendo al contempo un’adeguata educazione scolastica. La realtà dei bambini lavoratori, infatti, non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma anche quelli industrializzati che hanno sottoscritto la Convenzione ILO 138 sull’età minima di ammissione al lavoro e la 182 relativa alla proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile. Secondo l’ultima indagine Istat, analizzata sul sito Stop Lavoro Minorile, i bambini lavoratori di età compresa tra i 7 e i 14 anni in Italia sarebbero 144.285, di cui 31.500 da considerarsi sfruttati, mentre per Save the children e Associazione Bruno Trentin Isf Ires la stima andrebbe quasi raddoppiata (260.000).

Noi della Gio’Gatto vogliamo portare il contatore a zero… e voi?

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