Packaging pasta: qualche suggerimento

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Packaging pasta: come funziona in Italia

Oggi vogliamo parlarvi di Packaging alimentare made in Italy, e in particolare di quello per la pasta secca. Nell’universo tricolore delle soluzioni di confezionamento, infatti, le scatole e le buste per questo alimento rappresentano un caso paradigmatico per quasi tutto il reparto alimentare.
In Italia vantiamo Packaging Designer di altissimo livello, non solo per i prodotti di lusso, ma anche per quelli della Grande Distribuzione Organizzata. Eppure, la stragrande maggioranza del Packaging alimentare, e quello della pasta soprattutto, stagna da tempo immemore in soluzioni di confezionamento sempre uguali a se stesse e, quel che è peggio, tutte molto simili fra loro. Possibile che i creativi italiani non abbiano di meglio da offrire?   Appena varcato il confine dello Stivale si trovano confezioni sempre più accattivanti, sia per quanto riguarda la grafica che la progettazione, e alcune possono ben dirsi dei piccoli capolavori di design (guardate la soluzione qui accanto, realizzata da Alex Creamer e Ben Thorpe). Nel Belpaese, invece, la pasta si divide in due grandi categorie: quella all’uovo, dentro a confezioni gialle, e quella tradizionale, dentro a confezioni blu. A parte qualche rara eccezione, questi sono i soli due colori adibiti al confezionamento della pasta in Italia. E questo non riguarda solo le scatole di cartoncino con eventuale finestra, ma anche le buste in polipropilene: sempre o gialle o blu, con pochissime variazioni sul tema. E d’altra parte la De Cecco non sembrerebbe più lei il suo pack non fosse Blu. La Voiello non sarebbe più la stessa se le sue confezioni non fossero blu. La pasta Agnesi non sarebbe più la stessa se le sue scatole non fossero – indovinate? – blu. Barilla non sarebbe più la stessa se le sue scatole non fossero – per l’ultima volta – ancora blu. Il cielo della pasta italiana si fa sempre più blu, insomma, e non possiamo farci proprio niente, o almeno così pare. Ma che cosa trattiene i Packaging Designer italiani? Temono che i consumatori italiani non sarebbero in grado di apprezzare un pack dal colore e dall’aspetto diverso? Un packaging più originale non funzionerebbe qui in Italia come all’estero? Forse no. Anzi: probabilmente no, non funzionerebbe. In primo luogo, bisogna sempre considerare i fattori che generano brand awareness, cioè la riconoscibilità del marchio presso il pubblico di riferimento. Cosa rende il nostro prodotto e il nostro brand immediatamente riconoscibile?
L’identità cromatica del marchio è tra le principali coordinate dell’immagine corporate. Detto in parole semplici: la Barilla è nata blu… e morirà blu, perché il blu fa parte della sua identità, e lo stesso vale per le altre marche. C’è da dire che proprio Barilla, e non solo lei, ha azzardato colori diversi per differenziare i prodotti integrali, ad esempio, e questa finora sembra la novità maggiore qua in Italia, mentre la De Cecco sembra aver scatenato la creatività di alcuni Packaging Designer, affermati e wannabe, con proposte innovative e multicolori, ma questo oltreoceano, dove le confezioni sono molto più audaci. Trascurando il fattore cromatico, perché allora non darsi una svecchiata con mirabolanti giochi di grafica, carattere, forma del pack? Il problema è sempre lo stesso: si può innovare, sì, ma fino a un certo punto.

La pasta Garofano Numero Zero, esempio virtuoso di packaging eco-friendly ma non realizzabile in quanto troppo costoso.

Perché la priorità assoluta, qui nello Stivale, rimarrà sempre consolidare l’immagine del marchio senza stravolgerla, e le scappatoie creative si restringono notevolmente. In più, e questo è un altro fattore fondamentale, bisogna considerare l’aspetto economico. La pasta Garofalo (che, sottolineiamo a onor del vero, vanta un brand nero) in occasione dell’VIII edizione del Salone del Gusto aveva presentato un nuovo prototipo di Packaging totalmente eco-friendly realizzato con un nuovo polimero amico dell’ambiente. Si trattava del PLA, Polilattide o Acido Polilattato, derivato dal mais, con ottime caratteristiche di trasparenza, capace di ridurre le emissioni di gas grazie ad un processo produttivo eco-compatibile e a una combustione non inquinante, completamente biodegradabile e che degrada rapidamente in compostaggio. Pure gli inchiostri del nuovo pack erano al 100% naturali in quanto derivati da sostanze naturali, e il font handwriting utilizzato rappresentava un cambiamento allettante nel panorama del Packaging pasta italiano. E quale maggior innovazione di una svolta 100% eco-friendly? Eppure, dopo questa validissima sperimentazione, Garofalo ha dovuto riconoscere questo packaging non sostenibile dal punto di vista economico, in quanto il suo costo superava ampiamente quello del prodotto contenutovi. La pasta “Garofalo Numero Zero” è rimasta una splendida utopia, con pochi esemplari destinati alle vendite di beneficenza per organizzazioni no-profit e buona pace di chi, come noi, una svolta moderata ma significativa nella creatività delle confezioni per la pasta secca si augura sempre di vederla in giro. Pur essendo specializzati in soluzioni di Lusso, anche qua alla GIO’GATTO 1984 ci siamo cimentati nella realizzazione di Packaging Pasta.
Gio'Gatto 1984 Torino, italia packaging pasta, packaging alimentare, confezioni alimentari, confezioni per alimenti, produzione scatole per alimenti, scatole alimentari, packaging alimenti, packaging alimentare. Produzione packaging pasta secca, packaging alimentare, confezioni alimentari, confezioni per alimenti, produzione scatole per alimenti, scatole alimentari, packaging alimenti, packaging alimentare. Progettazione grafica e produzione di packaging pasta, packaging pasta secca, packaging pasta di semola di grano duro, packaging pasta integrale, packaging pasta con ricetta, produzione packaging pasta, packaging pasta corta, packaging pasta lunga, packaging pasta vari formati, packaging pasta finestrati, packaging pasta con finestra.Per la Gastronomia di Gerla, ad esempio, abbiamo realizzato delle scatole in cartoncino alimentare da 300 gr, finestra in polipropilene per alimenti trasparente per mostrare il contenuto, grafica personalizzata stampata in offset e l’apertura obliqua guidata a strappo. Non avendo vincoli troppo stretti di identità cromatica, abbiamo potuto scartare il blu in favore di un bianco sfumato (evviva), e la finestra l’abbiamo messa in angolo, invece del solito posizionamento frontale.  Il retro di ogni confezione – per la pasta di grano duro come per quella all’uovo, bio o integrale – riporta una ricetta adatta al tipo di pasta contenuto: se spaghetti o linguine, penne o fusilli, ecc (sul potenziale comunicativo del Packaging, leggi questo articolo). In poche parole, abbiamo osato, ma con moderazione. Più che ai virtuosismi grafici e alle trovate tecniche, abbiamo pensato a quali piccole innovazioni avremmo potuto apportare al packaging senza sforare il budget o confondere il tipico consumatore italiano. Oggi il Packaging pasta è per noi un’applicazione interessante. Produciamo alcuni pack per produttori di nicchia, niente a che vedere con i volumi di una De Cecco o una Barilla, ma forse un giorno arriveremo anche a fornire quel tipo di risposte. Per ora continuiamo a concentrarci sulle nostre soluzioni di Lusso, che ci hanno portato a vincere l’edizione 2014 del Luxury Packaging Awards nella categoria Shopping Bag, e siamo molto soddisfatti anche dalle soluzioni di Packaging alimentare per pasticcerie, ristoranti e gastronomie.

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